POLLINO. EMERGENZA COVID-19: CHIESTA CHIUSURA DELLA CENTRALE DEL MERCURE

NOTA STAMPA

Oggetto: Richiesta sospensione attività della centrale elettrica a biomasse della Valle del Mercure per emergenza sanitaria coronavirus COVID 19

I sottoscritti

– dott. Ferdinando Laghi, nato a Castrovillari il 02.03.1954 ed ivi residente in C.da Palombari n.35, in qualità di Presidente dell’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente (ISDE), nonchè Componente del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, Portavoce del Forum “Stefano Gioia delle Associazioni e Comitati calabresi e lucani per la tutela della Legalità e del Territorio” e Componente del Consiglio Direttivo del Gruppo Unitario per le Foreste Italiane (G.U.F.I.);

– sig.ra Antonietta Lauria nata a Viggianello il 9/05/1959 e ivi residente in via Pezzo La Corte n.21,in qualità di Portavoce del Forum “Stefano Gioia delle Associazioni e Comitati calabresi e lucani per la tutela della Legalità e del Territorio”;

– sig. Francesco Saccomanno, nato a Cosenza il 16/09/1965 e residente a Grimaldi (CS), in corso Umberto, 22, in qualità di membro del Coordinamento Nazionale del Forum Ambientalista;

– dott.ssa Mirella Rita Ieno, nata a Laino Castello il 25/11/1961, residente a Castrovillari in via Dolcedorme

22, in qualità di Presidente dell’Associazione Ambientalista “il riccio”-Castrovillari;

– dott.ssa Mariella Buono, nata a Lungro (CS) il 12/04/1980 e residente in Castrovillari in C.da Palombari snc, in qualità di Presidente dell’Associazione “Pensieri Liberi Pollino” Lungro-Castrovillari;

sottopongono alle SS.LL. quanto di seguito illustrato.

Situazione di contesto

La gravissima emergenza sanitaria determinata dal coronavirus COVID 19 sta causando in tutto il mondo un numero di contagiati e di vittime in continuo e rapidamente progressivo aumento, tanto da aver spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dichiarare lo stato di pandemia, a ulteriore riprova della fulminea, planetaria diffusione e pericolosità di tale agente patogeno.

Il nostro Paese è, purtroppo, ai vertici delle tristi classifiche internazionali, sia per numero di contagiati che per quello dei deceduti, con ambiti territoriali – quello del nord Italia in particolare – che, pur noti per l’efficienza dei sistemi sanitari locali, sono andati in gravissima crisi, non riuscendo ad offrire trattamenti adeguati a tutti i pazienti necessitanti di cure.

La gravità della situazione ha spinto il Governo italiano (cui hanno fatto seguito quelli di moltissimi altri Paesi nel mondo) ad assumere iniziative e misure mai adottate prima per tentare di arginare il contagio, anche in considerazione del fatto che non esistono, ad oggi, trattamenti preventivi – vaccini specifici – e/o di comprovata efficacia terapeutica nei confronti del coronavirus COVID 19.

Proprio la mancanza di strumenti di prevenzione e cura efficaci hanno portato a fondare la strategia di contenimento e contrasto dell’epidemia sul distanziamento sociale dei cittadini (basato sull’obbligo di dimora), nonché sulla chiusura di ogni attività non ritenuta di pubblica e insostituibile utilità. E questo non soltanto per impedire assembramenti di cittadini, ma anche per limitare, anche sui luoghi di lavoro, una rischiosa contiguità tra persone, favorendo, in tal modo, la diffusione del virus. Si è infatti ipotizzato che solo fino ad oggi i portatori asintomatici possano aver raggiunto l’impressionante quota di 600.000 persone, diffuse su tutto il territorio nazionale.

La centrale a biomasse della Valle del Mercure

La Centrale della Valle del Mercure (in avanti anche la “Centrale”), inizialmente di proprietà dell’ENEL e dal marzo 2019 acquistata dal Fondo F2i – attraverso la controllata Mercure Srl, con sede ad Argenta (FE) –, è una vecchia centrale elettrica, alimentata inizialmente a lignite e poi a olio combustibile, costruita nel territorio di Laino Borgo (CS) – tra Calabria e Basilicata – negli anni “60 del secolo scorso. Completamente dismessa già dal 1997, agli inizi degli anni 2000 ENEL ne aveva previsto la conversione a biomasse, ma le forti proteste popolari e le azioni legali determinate da questa decisione hanno bloccato il progetto di riconversione fino al gennaio 2016, quando la Centrale ha ripreso la sua attività a seguito del provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’11 giugno 2015 e della conseguente Autorizzazione concessa dalla Regione Calabria (Decreto n. 13359 del 24.11.2015).

La centrale del Mercure si trova nel cuore del Parco Nazionale del Pollino e viene alimentata con una enorme quantità di cippato di legno vergine (circa 350.000 tonnellate annue). L’opposizione delle popolazioni alla ripresa dell’attività della Centrale è stata principalmente motivata dai rischi per la salute connessi alla sua attività (già, per altro, evidenziatisi in passato). Le proteste popolari sono state per altro supportate dalle Istituzioni locali, in particolare dalle Amministrazioni dei Comuni di Viggianello (PZ) e Rotonda (PZ) – le cui popolazioni sono quelle che abitano più dappresso al sito della centrale, e quindi più esposte ai relativi rischi per la salute – e dalle Associazioni ambientaliste locali e nazionali che più volte hanno denunciato l’inaccettabile situazione di un grande impianto industriale, caratterizzato da emissioni fortemente impattanti, che, unitamente al traffico di mezzi pesanti necessario per il rifornimento di combustibile della Centrale, non possono non determinare gravi danni alla biodiversità del Parco Nazionale del Pollino, oltre a mettere potenzialmente a rischio la salute delle popolazioni locali.

Inquinamento da Particolato e COVID 19.

Ai possibili rischi per la salute delle popolazioni residenti nella Valle del Mercure, determinate dall’attività della Centrale, va aggiunto un altro elemento, anch’esso fortemente preoccupante, derivante dai drammatici tempi che viviamo.

Il Particolato fine e ultrafine (v. paragrafo successivo), infatti, derivante dalla combustione delle biomasse bruciate nella Centrale ed immesso in atmosfera, non soltanto svolge una attività dannosa per la salute di per sé, in primo luogo a livello dell’apparato respiratorio e cardio circolatorio, ma può anche fungere da carrier, cioè trasportatore di altre sostanze nocive che su di esso si depositano e tramite esso penetrano nel nostro organismo attraverso la via respiratoria. Aggiungendo danno a danno.

In particolare, queste frazioni del Particolato, rivestono un ruolo pro-infiammatorio con produzione a livello polmonare e sistemico di mediatori della flogosi, esattamente come avviene per il COVID 19. Inoltre, l’azione vasocostrittrice determinata dallo stress ossidativo che è generato dal Particolato aumenta il rischio trombotico, come pare faccia anche il COVID 19 a livello del microcircolo polmonare, tanto che l’eparina – farmaco antitrombotico – viene da alcuni proposto come uno dei trattamenti coadiuvanti per i pazienti affetti da polmoniti da COVID 19 (https://www.pharmastar.it/news/altre-news/covid-19-raccomandata-dalloms-per-i-pazienti-ospedalizzati-enoxaparina-potrebbe-contribuire-anche-a-contrastare-il-virus-31679 ).

Ma, al di là di una attività per alcuni versi simile tra i meccanismi eziopatogenetici del Particolato e del coronavirus COVID 19, un problema che è stato sollevato, nell’ambito della comunità scientifica, è proprio quello del possibile trasporto del virus, da parte delle polveri sottili (cfr.es. 1) il Position Paper redatto da SIMA – Società Italiana di Medicina Ambientale- e condiviso con strutture dell’Università di Bologna e dell’Università di Bari: http://www.simaonlus.it/wpsima/wp-content/uploads/2020/03/COVID19_Position-Paper_Relazione-circa-l%E2%80%99effetto-dell%E2%80%99inquinamento-da-particolato-atmosferico-e-la-diffusione-di-virus-nella-popolazione.pdf 2) Devra Davis. How Pollution Aggravates the Impact of Coronavirus. https://www.usnews.com/news/best-countries/articles/2020-03-16/commentary-pollution-in-italy-china-and-iran-worsens-the-coronavirus-impact ), come già in passato riscontrato per altri virus (cfr Mehta et al. Ambient particulate air pollution and acute lower respiratory infections: a systematic review and implications for estimating the global burden of disease. Air Qual Atmos Health. 2013 Mar; 6(1): 69–83. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3578732/ ) nonché anche quello di una possibile maggiore persistenza del coronavirus in sospensione aerea, proprio a motivo dell’”ausilio” offerto dalla presenza di micro e nano-polveri.

Tra l’altro, è stato fatto rilevare come le aree maggiormente colpite nei vari continenti – Wuhan in Cina, la Pianura Padana in Italia, l’area di New York negli Stati Uniti – siano anche quelle caratterizzate da livelli elevatissimi di concentrazione atmosferica di polveri sottili.

Certamente, ulteriori e più approfonditi studi, metodologicamente e scientificamente validati, si rendono necessari, ma, nel caso considerato, i Principi di Precauzione e dell’azione preventiva nella tutela della salute si sposano coerentemente con le direttive del Governo del nostro Paese miranti a ridurre ogni tipo di attività non indispensabile per contenere, attraverso il distanziamento sociale, la diffusione del virus.
Centrale del Mercure e inquinamento atmosferico

Come ricordato, il principale elemento che ha spinto alla mobilitazione contro la ripresa dell’attività della centrale del Mercure le popolazioni locali, e con loro i Sindaci e le Associazioni – ambientaliste e non –, è quello dei rischi per la salute.

L’inquinamento determinato dalla mega-centrale del Mercure deriva da diversi fattori, di cui certamente il più importante e grave è quello rappresentato dai fumi derivanti dalla combustione delle biomasse. Bisogna tuttavia aggiungere che anche altri fattori accompagnano e potenziano questa pressione negativa derivante dall’immissione dei fumi di combustione in aria ambiente. I gas di scarico dei grossi automezzi che, ogni giorno e in numero rilevante (sono 56 TIR che in va-e-vieni – per un numero totale di 112 al giorno! – vengono utilizzati mediamente per il trasporto giornaliero delle biomasse alla Centrale) percorrono le strade del Parco che conducono alla centrale del Mercure, rappresentano un negativo contributo che certo non è possibile sottovalutare. Ma anche il “parco del cippato”, cioè i cumuli di materiale legnoso accantonati su un enorme piazzale dedicato e che liberano, ad ogni folata di vento, polveri delle più diverse dimensioni, rappresentano un ulteriore problema che va ad aggiungersi ai precedenti. A tutto ciò vanno ad aggiungersi le ceneri della combustione che devono avere un autonomo smaltimento, vista anche la loro pericolosità derivante dalla concentrazione di sostanze nocive, a seguito del processo di combustione stesso.

Ad onta della immagine di “naturalità” del legno, infatti, la combustione dello stesso libera con i fumi e nelle ceneri di fondo, numerose sostanze tossiche e cancerogene assorbite dalla pianta durante il suo accrescimento. Si va dai metalli pesanti, alle diossine, agli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), agli ossidi di azoto (NOx), agli ossidi di zolfo (SOx) (cfr. Andreae MO, Merlet P. Emission of trace gases and aerosols from biomass burning. GLOBAL BIOGEOCHEMICAL CYCLES, VOL. 15, NO. 4, PAGES 955-966, DECEMBER 2001 https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1029/2000GB001382; https://www.tecnosida.it/emissioni-e-combustione-biomasse-solide).

Ma l’inquinante di maggiore pericolosità che si libera dalle combustioni di origine antropica – e, nello specifico dalla centrale del Mercure – è rappresentato dal Particolato (PM), soprattutto quello fine e ultrafine, cioè le cosiddette micro e nanopolveri (inferiori ai 2,5 micron). Questo particolato di dimensioni così ridotte, sfugge alla possibilità di intercettamento anche da parte dei filtri industriali attualmente disponibili ed ha la capacità di attivare processi patologici – attraverso stress ossidativo e promozione di meccanismi infiammatori (Yi Tan et al. LncRNA LOC101927514 regulates PM2.5-driven inflammation in human bronchial epithelial cells through binding p-STAT3 protein. Toxicology Letters Vol. 319, 1 Feb. 2020, 119-128. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0378427419303285?via%3Dihub#abs0005 ) – che vanno dalle trombosi artero-venose al cancro. Le evidenze scientifiche riportate in letteratura hanno portato l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione, nell’ottobre 2013, a includere l’inquinamento atmosferico – a cui il Particolato contribuisce – nel Gruppo 1, quello cioè dei cancerogeni certi per l’uomo.

Tab. 1 Effetti sulla salute umana (aumento in percentuale) per incrementi di 10 µg/m3 di PM10 e PM2.5

Effetti PM10* PM10** PM2.5***
Mortalità generica 0.6 1.3 6
Mortalità per patologie 1.3 2.1
respiratorie
Mortalità per patologie 0.9 1.4 12
cardiovascolari
Ricoveri ospedalieri 0.7
Pazienti over 65 anni 14

* Anderson HR WHO Regional Office for Europe Meta-analysis of time-series studies and panel studies of Particulate Matter (PM) and Ozone (O3) 2004
** MISA Metanalisi Italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico.
2001

*** Pope CA Lung Cancer, Cardiopulmonary Mortality, and Long-term Exposure to Fine Particulate Air Pollution. JAMA 2002

*** Pope CA Cardiovascular mortality and long-term exposure to particulate air pollution: epidemiological evidence of general pathophysiological pathways of disease. Circulation 2004

Secondo l’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) – Air Quality Europe 2019 –, inoltre, l’inquinamento atmosferico da PM2,5, biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) ha un impatto molto importante sulla salute dei cittadini europei, con una stima di 538.000 morti premature ogni anno, di cui circa 76.000 – 58.600 delle quali addebitabili al solo Particolato- si verificano in Italia.

Eppure la Direttiva 96/62/CE sulla gestione e qualità dell’aria ambiente dei Paesi dell’Unione Europea, all’articolo 1 individua tra gli obiettivi quello di: “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.

A queste fonti di inquinamento, plurime e di differente natura, ma tutte negativamente sinergiche, va ad aggiungersi un ulteriore elemento, rappresentato dal fenomeno microclimatico dell’inversione termica che caratterizza, come noto, la valle del Mercure. Si tratta di una condizione che determina un marcato rallentamento del ricambio dell’aria nella valle, favorendo con ciò la persistenza degli inquinanti a fondovalle e dunque aumentando i rischi per la salute degli abitanti.

La produzione energetica della centrale del Mercure

Dal punto di vista energetico, la Centrale appare un vero paradosso, in quanto, se da una parte risulta essere, nel suo genere, una delle più grandi d’Europa, con i relativi e assai negativi impatti ambientali, dall’altro l’energia prodotta è davvero assai limitata, a motivo dello scarsissimo rendimento energetico legato all’uso del cippato di legno come combustibile. La potenza di tale mega centrale, infatti, è di 41 MWh lordi (35 MWh netti), che rappresentano una percentuale infinitesimale e di certo non necessaria per entrambe le regioni – Calabria e Basilicata – al cui confine essa si trova (v. Tab 2).

Né pare inutile sottolineare il surplus energetico -rispetto al fabbisogno- di cui le Regioni interessate dispongono (in particolare quello della Regione Calabria, sede dell’impianto, è addirittura di un eloquente +179 %); motivo per cui l’energia prodotta dalla centrale del Mercure non è usata in loco, né, inoltre, il vapore prodotto viene utilizzato in alcun modo, ma disperso in ambiente ad impattare ulteriormente sul territorio del Parco Nazionale del Pollino.

Tab. 2

DATI PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA REGIONI CALABRIA E BASILICATA (fonte: TERNA) RAPPORTATI A ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA DALLA CENTRALE A BIOMASSE DEL MERCURE

CALABRIA BASILICATA Centrale a biomasse della Valle del Mercure
ANNO 2018 GWh GWh GWh % totale della Produzione di
Calabria Basilicata
Totale Produzione Lorda 17.512,9 3.544,6 0,041 0,00023 0,0011
Totale Produzione Netta 17.079,9 3482,9 0,035 0,00020 0,0010
Energia richiesta 6.116,6 3.148,0
Totale Consumi 5.170.8 2.711,1
Esubero(+)/Deficit(-) + 179,0 % +10,6 %

I dati qui riportati inconfutabilmente dimostrano, a nostro parere, l’assoluta non necessità – ma verrebbe da dire, l’assoluta inutilità – del mantenimento in attività della centrale del Mercure, almeno in questo particolare periodo.

Le iniziative legislative

La progressiva gravità della situazione da un lato e l’urgenza dell’adozione di misure di contenimento dall’altro hanno determinato la emanazione di numerosi provvedimenti, tutti miranti al contenimento e al contrasto dell’epidemia da coronavirus COVID 19 (decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19»; DPCM 23 febbraio 2020, recante “Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020; DPCM del 25 febbraio 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2020; DPCM del 1° marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 1° marzo 2020; DPCM del 4 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 2020; DPCM dell’8 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell’8 marzo 2020; DPCM del 9 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, applicabili sull’intero territorio nazionale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.62 del 9 marzo 2020; DPCM dell’11 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.64 del 11 marzo 2020”; ordinanza del Ministro della salute del 20 marzo 2020 recante “ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 73 del 20 marzo 2020; ordinanza del Ministro dell’interno e del Ministro della salute del 22 marzo 2020 recante “ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da CO-VID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”), fino a giungere al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 e in particolare l’art.1, punto a), primo comma: “sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’allegato 1 e salvo quanto di seguito disposto.”

La normativa comunitaria e internazionale

Si rileva che la tutela dell’ambiente è riconosciuta tra gli obiettivi dell’UE dai Trattati Europei. L’art. 3 TUE stabilisce infatti che “l’Unione si adoperi per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, […] basato su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente”. Inoltre, l’art. 191 TFUE indica la protezione della salute umana tra gli obiettivi della politica ambientale dell’UE e precisa che quest’ultima mira a un elevato livello di tutela ed è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente. I principi della protezione della salute umana e della tutela dell’ambiente sono peraltro rispettivamente sanciti anche dagli articoli 15 e 37 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

La Corte di giustizia dell’UE ha in più occasioni precisato che le disposizioni dei Trattati europei e della Carta di Nizza hanno valore vincolante per le autorità degli Stati membri dell’UE, che devono interpretare il diritto
interno in conformità con esse e, ove necessario, disapplicare ogni provvedimento nazionale contrastante, secondo il principio di c.d. “supremazia” del diritto comunitario.

Anche la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo tutela la protezione della salute umana e dell’ambiente. In particolare, gli art. 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto alla vita privata) della Convenzione EDU sono stati costantemente interpretati dalla Corte di Strasburgo nel senso che il diritto alla tutela della vita si estende alla protezione dei luoghi in cui abitano i cittadini degli Stati contraenti da ogni forma di inquinamento e di potenziali danni alla salute che potrebbero derivarne (cfr. sentenze Hatton e altri c/Regno Unito, nr. 36022/07; Powell e Rayner c/Regno Unito, nr. 9319/1981; Guerra ed altri c/Italia, nr. 14967/1989).

Si tenga conto che in precedenti vertenze riguardanti la centrale del Mercure (azionate, fra gli altri, dal Forum Ambientalista) le istanze attinenti alla protezione della salute e alla tutela dell’ambiente – basate su una normativa di chiara matrice UE – sono state disattese dalle autorità nazionali italiane. Ciò dà luogo, ad avviso di chi scrive, ad una violazione del diritto dell’Unione perseguibile dalla Commissione europea tramite il c.d. procedimento d’infrazione. In tale contesto, gli On.li e Spett.li destinatari della presente missiva, ciascuno per quanto di propria competenza, hanno la possibilità di porre rimedio ad una situazione che, giorno dopo giorno, penalizza sempre di più cittadini e territorio, ponendosi in chiaro contrasto con la normativa sovranazionale che il nostro Paese pure si è impegnato a rispettare.

*

Conclusioni

Il mantenimento in funzione della centrale del Mercure in questo particolare e grave periodo storico, caratterizzato dalla pandemia da coronavirus COVID 19 che vede l’Italia tra le nazioni più colpite al mondo, crediamo vada contro le regole di prudenza e prevenzione disposte dagli Organi di Governo del nostro Paese, nonché codificate nelle richiamate fonti UE ed in numerose altre convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia; esponendo, peraltro, il Paese ad una significativa responsabilità (anche) giuridica, ad esempio nei confronti della Commissione europea, quale autorità deputata alla verifica del rispetto della normativa UE da parte degli Stati membri.

A tal fine, si rammenta che il quadro normativo e giurisprudenziale delineato sopra indica chiaramente che la protezione della salute e la tutela dell’ambiente costituiscono valori imprescindibili dell’azione politica e principi vincolanti la Pubblica amministrazione.

La necessità del distanziamento sociale, attraverso la residenza fissa al proprio domicilio, non può essere rispettata dai lavoratori operanti sul sito, né dal personale viaggiante deputato alla fornitura del cippato, e ciò sembra non in linea con le recenti disposizioni governative prima ricordate.

La combustione delle biomasse, inoltre, ma anche l’inquinamento determinato dai mezzi che trasportano il cippato e il cippato stesso, accumulato nel piazzale dedicato senza alcuna protezione contro la diffusione della polvere che da esso deriva – contrariamente alle specifiche prescrizioni impartite nelle Valutazioni di Incidenza rese dalle Regioni in epigrafe e nella successiva Autorizzazione Unica alla riattivazione della Centrale – , rappresentano, altresì, ulteriori fattori di rischio per la salute delle popolazioni residenti nella Valle del Mercure, eventualmente anche per il possibile ruolo di “facilitatore” che le polveri sottili potrebbero svolgere nella diffusione del coronavirus COVID 19.

Per quanto detto, crediamo che sia utile e necessario procedere almeno ad un transitorio fermo dell’attività della centrale del Mercure.

RICHIESTA INDIRIZZATA, TRA GLI ALTRI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, AI MINISTERI DI COMPETENZA, AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA.

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