Cosenza. Sequestrata piazza Bilotti: 13 avvisi di garanzia

Si chiama “Piazza sicura” l’indagine che ha portato al sequestro preventivo di Piazza Bilotti a Cosenza e del parcheggio sotterraneo, e alla notifica di 13 avvisi di garanzia, uno dei quali al sindaco Mario Occhiuto. A disporre il sequestro è stato il Gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Nel mirino degli inquirenti l’appalto per la riqualificazione della piazza e la realizzazione del parcheggio interrato del valore di oltre 15 milioni di euro di cui quasi 12 milioni di finanziamento pubblico e il resto carico dell’imprenditore privato. Il sequestro è scattato dopo che le indagini hanno fatto emergere che la cerimonia pubblica di inaugurazione di piazza Bilotti avvenuta il 17 dicembre 2016 con la presenza di migliaia di persone, è stata svolta in mancanza del certificato di collaudo, condizione imprescindibile all’apertura al pubblico della fruibilità dell’opera pubblica. Il collaudo è stato formalmente eseguito il 30 dicembre 2016 e dalla ricostruzione investigativa risulta effettuato sulla scorta di un certificato ritenuto ideologicamente falso, nel quale è stata attestata la corretta esecuzione delle opere a fronte di fessure e crateri riscontrate sulle travi portanti della piazza, non ancora effettivamente riparate a quella data. Secondo gli inquirenti, inoltre, il collaudo sarebbe stato effettuato dopo le pressanti richieste dell’amministrazione comunale di Cosenza, legate anche alla volontà di non spostare in altro luogo il concerto di fine anno 2016. Dalla ricostruzione investigativa, risulta, inoltre, il deposito, presso i competenti uffici della Regione Calabria e del Comune di Cosenza, di documentazione attestante prove tecniche su strutture e materiali, nella realtà non ancora effettuate. Le ipotesi di reato, riguardanti pubblici amministratori, imprenditori, professionisti e pubblici dirigenti indagati sono di falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mancanza del certificato di collaudo, e con la previsione, per uno degli indagati, dell’aggravante di avere commesso il fatto per agevolare le attività della cosca “Muto” di Cetraro.

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