Anniversario della morte di Lea Garofalo, femminicidio che ha scosso l’Italia

Ricorre oggi l’anniversario della morte di Lea Garofalo, testimone di giustizia originaria del crotonese, uccisa nel 2009 dalla ‘ndrangheta. La città di Campobasso, dove ha risieduto negli ultimi anni di vita, ha deciso di intitolarle una strada o piazza.

La mozione di intitolazione è stata presentata dai consiglieri del centrosinistra e approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Campobasso.
La storia di Lea Garofalo rappresenta uno dei femminicidi che ha maggiormente scosso l’opinione pubblica.  Posta sotto protezione nel 2002 a soli ventotto anni, insieme alla figlia Denise, la Garofalo era diventata il bersaglio della famiglia Cosco, contro cui aveva testimoniato, raccontandone le faide mafiose.
Il clan in questione era quello di Carlo Cosco, ex compagno della vittima, che intratteneva legami malavitosi con la famiglia calabrese di Lea Garofalo. Nel 2006 era stata esclusa dal programma di protezione essendo ritenuta poco attendibile dal Consiglio di Stato, salvo poi riammetterla del 2007. Nel 2009, pochi mesi prima della morte, la Garofalo aveva rinunciato volontariamente alla tutela.
La sera del 24 novembre 2009 a Milano l’ex compagno Carlo Cosco la uccide e tortura barbaramente insieme a   Vito Cosco, occultando il corpo dandolo alle fiamme.
Dopo la morte le è stata conferita la medaglia d’oro al merito civile perchè “con ammirevole determinazione, pur consapevole dei rischi cui si esponeva, si ribellava al contesto in cui era cresciuta, pervaso da criminalità e devianze educative e, dopo aver lasciato il compagno, esponente di una cosca calabrese, fuggiva dall’ambiente di origine per dare alla figlia opportunità diverse, decidendo, nel contempo, di collaborare con le Forze di polizia, rivelando notizie su omicidi ed estorsioni.  Dopo alcuni anni, veniva rintracciata e rapita dall’ex convivente, con l’aiuto di altri complici, e, dopo uno spietato interrogatorio e terribili torture, veniva barbaramente uccisa, con occultamento del cadavere, mai più ritrovato. Splendido esempio di straordinario coraggio e altissimo senso civico, spinti fino all’estremo sacrificio”.
(foto Fanpage.it)

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