Mons. Savino ha visitato la Casa Circondariale di Castrovillari

Il Vescovo di Cassano allo Ionio Mons. Savino, accompagnato dal Direttore della Caritas diocesana, don Mario Marino, da alcuni operatori Caritas, dal Direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Penitenziaria, don Francesco Faillace, ha incontrato  la comunità della Casa Circondariale di Castrovillari, in vista delle imminenti festività natalizie.

Al suo arrivo, ha salutato ed incoraggiato gli educatori, la polizia penitenziaria, e tutto il personale, per poi presiedere la celebrazione Eucaristica.

«Se dovessi scegliere un luogo dove far nascere Gesù Bambino sceglierei la Casa Circondariale»: è con questa affermazione che ha salutato affettuosamente tutte le detenute e i detenuti e tutti coloro che sono chiamati quotidianamente ad accompagnarli verso un nuovo futuro. “Sappiamo bene – sottolinea mons. Savino – che a Natale tutto si complica, tutto è difficile perché i sentimenti sono troppi e troppo emotivi. Voi siete qui e so quanto sia difficile questo periodo, so che vi mancheranno i vostri figli, le vostre mogli, i vostri mariti, i vostri genitori, i vostri parenti e amici”.

Mons. Savino esprime ogni anno la prova solidarietà ai detenuti, e le visite si sono svolte – seppur con modalità diverse –  anche durante la pandemia.

A tal proposito, durante la sua Omelia, ha ricordato che “purtroppo in tutta Italia, ma in particolare nei nostri territori, l’emergenza sanitaria ha creato nuove povertà e ha aumentato quelle già esistenti. In aumento del 30-40% l’usura provocata dall’emergenza”.

Il Vescovo ha affidato ai detenuti tre parole chiave: riscatto, liberazione, e speranza. A ciò ha fatto eco l’incoraggiamento, lanciato  alla Caritas diocesana e all’Ufficio di Pastorale Penitenziaria, ad «avviare percorsi per educare le comunità ad essere capaci di accogliere le persone che, una volta scontata la pena, escono dal carcere. Dobbiamo educare a togliere i pregiudizi e ad eliminare la preposizione “ex” perché una volta ottenuto il riscattato voi siete persone, uomini e donne, e non ex-detenuti.»

 

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