‘NDRANGHETA E PETROLIO: SEQUESTRATI BENI PER 80MILIONI DI EURO

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno sequestrato beni per 80 milioni di euro a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi. 

Gli uomini delle fiamme gialle hanno dato esecuzione alla misura in Calabria ma anche in altre regioni d’Italia – Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Lazio, Campania- e in Germania, con il supporto operativo del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico) coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina.

Il provvedimento fa seguito all’operazione Petrolmafie Spa conclusa dell’aprile 2021, in cui erano confluiti i risultati delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro e che ha portato all’arresto di 56 persone, al fermo di 15 ed al sequestro di beni per totale di quasi un miliardo di euro.

Il filone reggino prendeva il nome di “Andrea Doria” inchiesta contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale, condotta dal Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico). L’operazione ha portato all’emanazione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 23 persone tra cui i tre imprenditori.

Alla luce dei risultati investigativi, la Direzione Distrettuale Antimafia reggina guidata, dal procuratore Giovanni Bombardieri, ha delegato il Gico del Nucleo Polizia economica finanziaria di Reggio Calabria a svolgere degli accertamenti di carattere economico-patrimoniale sulle disponibilità dei tre imprenditori. Le risultanze investigative, anche riprendendo quanto già emerso durante l’operazione “Andrea Doria”, avrebbero consentito di scoprire una sproporzione tra il patrimonio direttamente o indirettamente nella disponibilità degli imprenditori e la capacità reddituale dimostrata portando all’emanazione delle odierne misure cautelari.

Il sequestro ha interessato l’intero compendio aziendale di 20 imprese – 3 delle quali con sede in Germania – attive prevalentemente nei settori del trasporto merci su strada, del commercio di prodotti petroliferi e del trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi, di 50 terreni, 10 fabbricati, di 86 tra automezzi ed autoveicoli, anche di lusso, e di oltre un milione di euro in denaro contante, nonché ulteriori disponibilità finanziarie.

Secondo l’accusa le indagini compiute nel corso dell’inchiesta avrebbero consentito di smascherare un articolato sistema di frode fiscale, realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, che poggia su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’Iva e le accise, nonché sull’impiego di false dichiarazioni di intento, istituto che consente di acquistare in regime di non imponibilità. L’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo una serie di operatori economici – impresecartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali – con lo scopo di evadere le imposte in modo sistemico.

Le società “cantiere” sarebbero riuscite ad acquistare il prodotto senza applicare l’Iva affermando fraudolentemente di possedere i requisiti necessari per beneficiare delle agevolazioni normative. Il prodotto, grazie a meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato poi ceduto a prezzi concorrenziali a clienti selezionati, il tutto a danno degli imprenditori onesti.

Il sistema di riciclaggio degli incassi sarebbe avvenuto anche grazie all’ausilio di famiglie ‘ndranghetiste portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi.

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