ANCHE PROFESSIONISTI COINVOLTI NELL’INCHIESTA CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO DI PITTELLI

Un notaio, un commercialista ed alcuni amministratori sono coinvolti nell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Catanzaro che questa mattina ha portato agli arresti domiciliari l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, accesso abusivo a sistema informatico e telematico ed indebita compensazione.

Il provvedimento è a firma dei procuratori Dda Irene Crea, Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli e dall’allora procuratore Nicola Gratteri – ora capo della Procura di Napoli – in quanto la vicenda è emersa dalle pieghe della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta Rinascita Scott” a seguito della quale lunedì scorso Pitteli è stato condannato dal Tribunale di Vibo Valentia a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

I fatti contestati riguardano un terreno edificabile nel Comune di Stalettì sul quale sarebbe dovuta sorgere una struttura turistica, di proprietà di una società di cui, per l’accusa, era amministratore di fatto e socio unico l’avvocato Pittelli.

Nel 2018 la società era in liquidazione e, nonostante l’esistenza di un debito di 1.043.852,97 euro con la Regione Calabria, derivante dall’anticipo di un contributo pubblico ottenuto nel 2005, il terreno veniva ceduto alla società, costituita ad hoc, secondo gli inquirenti, e anch’essa riconducibile a Pittelli.

Un altro caso di bancarotta contestato riguarda la mancata richiesta di restituzione di un credito di oltre 800mila euro vantato dalla società, fallita, nei confronti di un’ulteriore società, anche quest’ultima poi dichiarata fallita, pur in presenza di un debito verso la Regione Calabria di oltre un milione di euro derivante dall’anticipo di un contributo pubblico ottenuto nel 2005 per la realizzazione sul terreno sequestrato di un complesso alberghiero, finanziamento poi oggetto di rinuncia e mai restituito.

Inoltre Pittelli insieme ad altri soggetti coinvolti nell’inchiesta avrebbero distrutto o nascosto i libri e le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

Il Gip ha disposto a carico del liquidatore della società fallita, il sequestro preventivo di circa 77mila euro in relazione all’ipotizzato reato di indebita compensazione di debito iva e di 650mila euro e 824mila euro, per un totale di 1.474.404,54 euro, nei confronti dell’altra società, relativi a due diversi casi di bancarotta fraudolenta.

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