Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sta partecipando a Crotone alla manifestazione nazionale di chiusura del Pon Legalità 2014-2020 sul tema “Costruiamo legalità. Risultati, sfide e contributi per il futuro“, ospitata nell’auditorium dell’istituto ‘Pertini-Santoni’.
“Io sono particolarmente affezionato a questo Pon legalità – ha detto il ministro – perché ebbi modo di gestirlo in una precedente esperienza ministeriale. Qui oggi si chiude il ciclo del Pon legalità, ed è stato molto importante farlo a Crotone. È stata una esperienza molto importante che ha visto in Calabria e anche a Crotone alcune realizzazioni importanti, alcune ancora non terminate, ma nella logica di fare interventi che inducano al recupero sia culturale che di legalità e sicurezza, partendo dalla società civile e quindi dalla capacità della pubblica amministrazione di lavorare meglio“.
Il ministro nel pomeriggio presenzierà nella Prefettura di Crotone, ad una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto Franca Ferraro.
“Lo Stato non si gira assolutamente dall’altra parte farà tutto quello che gli compete per indennizzare le vittime di questa drammatica tragica sciagura accaduta a febbraio – ha detto il ministro Piantedosi parlando con i giornalisti a margine della manifestazione commentando la richiesta di estromissione del Fondo garanzia delle vittime della strada citato come responsabile civile nel processo contro gli scafisti del caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio causando la morte di 94 persone, dei quali 35 bambini, oltre ad una decina di dispersi”.
Secondo il ministro dell’Interno la richiesta, presentata dalla senatrice Giulia Bongiorno che rappresenta la Consap dove è istituito il fondo di garanzia per le vittime, “è un dato formale, una di quelle eccezioni processuali che si fanno in contesti giudiziari, ma lo Stato non si volta dall’altra parte“.
IL SALUTO DEL SINDACO DI CROTONE VINCENZO VOCE AL MINISTRO PIANTEDOSI
Voce, partendo dalle parole di Paolo Borsellino – “la gente fa il tifo per noi” – pronunciate all’indomani della strage di Capaci si è chiesto: “la gente fa ancora il tifo per noi? E se così non è cosa dobbiamo fare affinché la gente faccia il tifo per noi, cioè creda nello Stato, nelle sue istituzioni? Ci sono le leggi, è vero. Ma le leggi richiedono un rapporto fiduciario che deve stabilirsi tra chi le promulga, chi le fa applicare e chi le rispetta. Le leggi stabiliscono diritti e doveri. Le leggi debbono assicurare speranza alle persone”.
Tra i diritti, forse quello più importante e che sicuramente può essere uno dei fondamenti per costruire una società basata sulla legalità è ‘il diritto alla speranza’”.
La speranza deve tramutarsi in certezza: la certezza di poter avere una adeguata istruzione, di ricevere una adeguata assistenza sanitaria e sociale, di ricevere accoglienza, di avere un futuro. Bambini, donne, giovani, anziani che vivono o accedono nel nostro paese debbono guardare alla legge come qualcosa che è pensata e fatta per loro. La legge è uguale perché non crea disparità, non crea divisioni. Il sud paga un ritardo atavico che l’autonomia differenziata non aiuta certo a colmare. Ed è in questa disparità che la criminalità estende i suoi tentacoli. Questa è una terra difficile ma che è fortemente motivata, attraverso la sua gente, a scrollarsi di dosso l’etichetta di ultima della classe. La ndrangheta esiste ma è fortemente presente anche lo Stato. Attraverso le sue derivazioni ma anche attraverso la scuola e, naturalmente, i cittadini. Le tante persone perbene che vivono su questo territorio. E sono la maggioranza. Questa terra risponde, non si gira dall’altra parte. Questa terra, questa città ha più volte saputo affermare la sua volontà di perseguire i principi fondamentali di legalità. Ha saputo affermare la sua straordinaria capacità di umanità e di accoglienza dopo i tragici fatti di Steccato di Cutro. È proprio su questi sentimenti che facciamo leva per guardare al futuro con speranza“.
Citando “Il giorno della Calabria” di Leonida Repaci Voce ha poi aggiunto: “Dio ha dato la bellezza a questo territorio e il diavolo tutti i mali ed i bisogni ma nel concludere il suo scritto, Repaci fa affermare a Dio che ‘la notte che contiene già l’albore del giorno’. E siamo certi che il giorno è vicino“.
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE ROBERTO OCCHIUTO
“Lo Stato deve recuperare interesse in questa parte di Italia facendo il suo dovere attraverso sue articolazioni per costruire opportunità che sono il presupposto della legalità. Esprimo la riconoscenza della Regione al ministro per l’attenzione ai problemi della Calabria. Io governo una regione complicata. Ogni giorno combattiamo contro stereotipi costruiti dalla ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta fa schifo, ma non deve diventare alibi per gli incapaci e a chi dice che la Calabria non si può governare. Questa parte della Calabria ha bisogno di più opportunità e paga il prezzo dell’isolamento purtroppo consolidato. Affermare la presenza dello Stato significa affermare la forza contro criminalità, ma anche nella infrastrutturazione“.
A proposito del programma per la legalità, Occhiuto ha sostenuto che “per la Calabria testimonia l’impegno congiunto da parte dello Stato, dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia e del Ministero dell’Interno e anche della società calabrese. Sono la dimostrazione che lo Stato è presente, prende immobili costruiti dalle cosche e li utilizza per fini sociali. Quando sono abusivi li demolisce come avverrà da qui a qualche settimana a Torre Melissa. Questo significa che lo Stato c’è. Il governo nazionale e lo Stato devono dimostrare la loro presenza non soltanto nell’attività di repressione, che pure è necessaria, ma con la presenza nelle attività per esempio di infrastrutturazione affinché il degrado, la povertà, la marginalità non costituiscono ostacoli di sviluppo“.
DICHIARAZIONI PREFETTO STEFANO GAMBACURTA
Il prefetto Stefano Gambacurta, vice capo della Polizia e responsabile dell’Agenzia nazionale Pon, ha illustrato i tipi di interventi svolti in questi nove anni dal programma che ha interessato cinque regioni del Mezzogiorno in cui sono radicate le mafie storiche: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata.
Il vicecapo della polizia ha tracciato anche un bilancio del Programma Operativo Legalità che oggi conta una dotazione finanziaria, che deriva, in quota parte, dal Fondo europeo di Sviluppo Regionale e dal Fondo Sociale Europeo e, in quota parte, da risorse nazionali.
“Il primo tipo ha riguardato il miglioramento della resilienza della pubblica amministrazione di fronte ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata, ma anche ai fenomeni di corruzione e in generale di mala amministrazione.
Il secondo tipo di interventi guardava invece alla riduzione dei fenomeni di marginalità sociale e a favorire l’inclusione sociale. La terza linea di interventi aveva come obbiettivo la creazione di condizioni per lo sviluppo e l’attrazione di investimenti dei siti produttivi attraverso il ricorso a strumenti avanzati, tecnologie avanzate, sensoristica avanzata quando non anche veri e propri prodotti che segnano l’ingresso nel mondo dell’intelligenza artificiale.
I progetti guardano anche a fenomeni di natura sociale che costituiscono la base non solo del crimine organizzato ma anche dei fenomeni delinquenziali comuni o di disgregazione sociale che poi genera illegalità.
Uno dei progetti più importanti e di maggiore soddisfazione del Pon è il progetto Peter, avviato nel comune di Napoli, che riguarda la riduzione dell’abbandono scolastico. Oggi ne fanno parte più di 200 ragazzi, che sono cittadini del domani. Se mi passa la battuta questo risultato: non si paga con mastercard.
Per il Pon Legalità sono stati investiti inizialmente 661 milioni di euro, in parte dall’Europa e in parte dall’Italia.
Poi il governo italiano ha stanziato altri 323 milioni per un totale di 984 milioni di euro con i quali sono stati finanziati complessivamente 552 progetti, divisi su tre linee d’intervento.
Abbiamo guardato ad autonomie ed enti locali che hanno saputo rispondere perché il 71 per cento progetti finanziati sono ad enti locali.
Un traguardo che ha incontrato anche le tragedie della storia come Covid, migrazione, guerra in Ucraina, i problemi energetici. Mi piace sottolineare che più di 20 milioni sono serviti per finanziare aiuti per il caro energia alle famiglie in difficoltà.
Il Pon è stato un patto di fiducia con il territorio. Abbiamo investito facendo scelte nell’ individuare progetti che erano compatibile con programma e che avevano possibilità di essere completati. Scelte fatte per garantire massimo impiego risorse e per cogliere opportunità. Oggi lasciamo una eredità perché già è iniziato il programma 2021-2027 che punterà su digitalizzazione“.