E’ stata denominata “Recovery” l’inchiesta su ‘ndrangheta e traffico di sostanze stupefacenti a Cosenza, condotta dalla Dda di Catanzaro.
142 complessivamente le persone indagate: 109 sono destinatarie di misura della custodia cautelare in carcere, 20 agli arresti domiciliari, per 12 l’obbligo di dimora e una misura interdittiva che riguarda un finanziere Enrico Dattis, sospeso dal servizio.
Le indagini, che costituiscono la prosecuzione dell’operazione “Reset”, hanno certificato la perduranza dell’operatività delle organizzazioni criminali nell’area cosentina.
E’ emerso che la ‘ndrangheta a Cosenza e nel suo hinterland è articolata in diversi gruppi organicamente confederati e tutti riconducibili ad una struttura di vertice, nello specifico riconducibili ai due principali gruppi: il cd. clan degli italiani, nelle sue varie componenti, e il cd. clan degli zingari, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati.
La consorteria ‘ndranghetista governerebbe tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland e sarebbe responsabile di numerosi delitti in materia di traffico e spaccio diffuso di sostanza stupefacente di cocaina, eroina, marijuana hashish, estorsioni (tentate e consumate) connesse al traffico della sostanza stupefacente, lesioni personali aggravate, e reati in materia di armi, anche con l’aggravante mafiosa, nonché delitti di furto, tentato e consumato.
Nello specifico, le investigazioni hanno consentito di ricostruire la struttura del sodalizio dedito al narcotraffico, e riconducibile alla consorteria ‘ndranghetista operanti nel capoluogo bruzio, nonché le linee d’azione, caratterizzate dalla preordinata ripartizione delle piazze di spaccio, dalla preventiva statuizione a livello verticistico dei canali di approvvigionamento, dalla commissione di ulteriori reati finalizzati a reperire denaro da reinvestire nel narcotraffico e/o al recupero dei crediti maturati con lo spaccio e, infine, dall’obbligo incombente su tutti i sodali di versare nell’unica cassa comune a tutta l’organizzazione i proventi degli illeciti.