‘NDRANGHETA NELLE PRESERRE VIBONESI: TRA GLI ARRESTATI GLI AUTORI DELLA “STRAGE DELL’ARIOLA”

Sono accusate della “Strage dell’Ariola” alcune delle 14 persone arrestate nell’operazione condotta dai carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro, un triplice omicidio commesso il 25 ottobre del 2003 a Gerocarne, nel vibonese, nel quale vennero uccisi a colpi di fucile i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un’impresa di movimento terra, ed un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24.

Il delitto è stato parte della sanguinosa faida tra famiglie rivali che si contendevano l’egemonia criminale nell’area delle Preserre vibonesi. Responsabile dell’agguato è la cosca Maiolo colpita dall’operazione, ricompresa nel “locale dell’Ariola” con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania. Gli indagati sono, complessivamente, 26.

Per 13 delle 14 persone arrestate è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre una è finita ai domiciliari. L’operazione è stata condotta col supporto dei carabinieri dei Comandi provinciali di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino. L’inchiesta riguarda attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà.

L’inchiesta, ha spiegato in conferenza stampa il procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla, è partita dall’Abruzzo dove la cosca aveva rivolto le proprie proiezioni che “si sono manifestate attraverso una serie di iniziative anche di carattere economico per le quali l’organizzazione si è avvalsa della collaborazione di soggetti stanziati in quei territori, riconducibili sia a contesti imprenditoriali sia a contesti criminali legati al traffico di sostanze stupefacenti, che sono serviti come trampolino di lancio per l’inserimento della stessa organizzazione“.

Le attività commerciali, ha spiegato il magistrato, servivano come rete di distribuzione della droga ma contestualmente a penetrare il mercato abruzzese con prodotti commercializzati da società riconducibili ai vertici della cosca, in prevalenza prodotti alimentari e materie prime per i prodotti caseari.

La violenza degli affiliati è stata sottolineata dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti: “Dalle indagini dei militari della Compagnia di Serra San Bruno – ha detto – è emerso che una persona è stata aggredita brutalmente, riportando lesioni importanti, solo per rimarcare il loro potere sul territorio“.

Il vicecomandante del Ros, Gianluca Valerio, ha sottolineato come l’indagine è partita da L’Aquila e “la prima cosa che ha colpito è come l’arcaicità mostrata nell’area di origine si trasformasse in capacità imprenditoriale in una realtà meno avvezza a confrontarsi con tali realtà. L’indagine – ha aggiunto – ha anche dimostrato la perniciosità della cosca nello sfruttare anche i fattori positivi della Calabria sfruttando per i propri interessi la qualità dei prodotti calabresi“.

L’Abruzzo, ha riferito il comandante del Ros de L’Aquila Davide Palmigiani, rappresentava per la ‘ndrina la base per ulteriori ramificazioni, in Piemonte e in Svizzera, dove sono state eseguite alcune perquisizioni.

Palmigiani ha anche riferito che l’affiliazione di uno degli arrestati è avvenuta in un carcere abruzzese. Gli investigatori, infine, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale anche in questa indagine, con la Squadra investigativa comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.

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