Gli uomini della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO), hanno eseguito il decreto di fermo, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese, nei confronti di quattro persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento della latitanza.
I finanzieri, contestualmente, hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore di 11 milioni e mezzo di euro, tra cui alcuni villaggi turistici del Vibonese, una serie di fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali ed autoveicoli.
Impiegati nell’operazione oltre 100 finanzieri, con l’ausilio di unità antiterrorismo e pronto Impiego e della componente aerea del Corpo.
L’operazione è il risultato di una complessa indagine svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria (Gico) della Guardia di Finanza di Catanzaro che ha riguardato il controllo da parte di una cosca di ‘ndrangheta di alcuni villaggi turistici nella cosiddetta “Costa degli Dei“, in provincia di Vibo Valentia.
Il vigilanza delle strutture turistico-alberghiere avrebbe consentito alla cosca di ‘ndrangheta coinvolta di condizionarne la gestione, soprattutto con riferimento all’individuazione dei fornitori di beni e servizi e del personale da assumere.
Inoltre, in uno dei complessi alberghieri sequestrati, all’indomani delle stragi di Capaci e Via D’amelio, si sarebbero svolti alcuni incontri tra esponenti di Cosa nostra siciliana e della ‘ndrangheta finalizzati all’attuazione della cosiddetta “strategia stragista“. Nel corso degli incontri, secondo quanto hanno riferito alcuni pentiti, i rappresentanti della mafia siciliana, avrebbero proposto a quelli della ‘ndrangheta di aderire alla strategia stragista portata avanti in quel periodo.
In totale sono 14 le persone indagate nell’inchiesta.