BELVEDERE M.MO. CLINICA CASCINI CONDANNATA DA CORTE DEI CONTI: REPLICA DEI DIFENSORI

Quattro giorni fa la Corte dei Conti ha condannato la Casa di cura Cascini di Belvedere Marittimo a pagare oltre 1,1 milioni di euro nei confronti dell’Asp di Cosenza per un presunto danno erariale rispetto al tetto di spesa fissato dalla Regione Calabria per le prestazioni in convenzione.

I difensori della clinica, gli avvocati Vito Caldiero ed Enzo Paolini hanno diffuso una nota per annunciare che la proprietà della clinica ricorrerà in appello dinanzi alla Corte dei Conti Sezione Giurisdizionale Centrale.

LA NOTA INTEGRALE 

Solo per chiarezza è opportuno un chiarimento in ordine alla sentenza con la quale la Corte dei conti regionale ha accolto la domanda avanzata dalla Procura regionale presso la Corte dei Conti e concernente un danno erariale prodotto, secondo la procura suddetta, dalla Casa di cura Cascini.-
E’ una notizia che desta inquietudine e allarme generale tanto da meritare il titolo di apertura in prima pagina.
Per questo motivo occorre un brevissimo approfondimento.-
Vanno subito dette – al fine di evitare allarmi e/o strumentalizzazioni – due cose:
a) che le prestazioni relative al credito in contestazione sono state tutte regolarmente eseguite in favore di assistiti dal SSN, calabresi e non, in regime di urgenza ed in
forza di regolare contratto in essere con la Regione Calabria / ASP di Cosenza;
b) che la Casa di cura (ovvero la società di cartolarizzazione cui il credito era stato ceduto secondo le norme vigenti) ha agito, per l’accertamento dei suoi crediti mediante il ricorso ai Tribunali della Repubblica, e cioè riscuotendo gli importi liquidati in suo favore da precisi atti giudiziari, posti in esecuzione secondo le procedure ed in contraddittorio con il debitore ASP mediante regolare processo esecutivo conclusosi con l’assegnazione delle somme da parte della competente
sezione esecuzioni del Tribunale di Cosenza.
Dunque la Casa di cura Cascini ritiene di non aver fatto altro che rispettare leggi
e sentenze e per questo motivo ricorrerà in appello dinanzi alla Corte dei Conti Sezione Giurisdizionale Centrale alle cui decisioni, ovviamente, si atterrà scupolosamente.
Questo è quanto occorreva precisare ed è semplicissimo. Tuttavia, il caso offre lo spunto per un commento più generale, che riguarda la politica sanitaria e finanziaria dello Stato e delle Regioni, soprattutto quelle in piano di rientro come la Calabria.
Le difficoltà di questi tempi terribili che viviamo creano situazioni di crisi di liquidità per le aziende, in particolare per quelle come le Case di cura che hanno come unico cliente/committente, la Pubblica Amministrazione.
Le risorse sono insufficienti, i ritardi nei trasferimenti enormi e le morosità si accumulano. Un circolo vizioso che colpisce, in una spirale perversa, tutto l’indotto, fornitori e lavoratori in primis.
Cosa dovrebbe fare l’imprenditore virtuoso e per bene se non attivare i canali che le leggi dello Stato gli consentono per acquisire la liquidità necessaria, se non rivolgersi ai Tribunali ed alle Corti dello Stato per accertare la fondatezza e la legittimità del suo credito?
E’ quello che ha fatto, esattamente, la Casa di cura Cascini, la quale, pur attenendosi con rigore e scrupolo alle norme in vigore e pur vedendosi riconosciuto ed assegnato un importo dal Giudice competente, viene accusata (e condannata) proprio per aver utilizzato queste procedure sotto il controllo della Magistratura.
La domanda conclusiva è: se la domanda di giustizia avanzata dal cittadino ed accolta dal giudice può tradursi in una colpa o addirittura in un dolo, in cosa consiste allora lo stato di diritto?
La risposta certo, verrà in grado di appello, ma intanto sugli organi di informazione incombe il dovere di dare le notizie ma anche quello di farsi delle domande e di dar conto delle perplessità che tali notizie suscitano in tutti.
Avv. Vito Caldiero Avv. Enzo Paolini

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