Lamezia Terme. Rifiuti e scarti scaricati a mare: sequestro da 1,5 milioni di euro

Smaltivano illecitamente rifiuti speciali industriali e scarti della lavorazione del biodiesel. I finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro, i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e personale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia hanno eseguito in Calabria, Lazio, Basilicata e Puglia una misura cautelare personale e reale emessa dal Gip di Lamezia  Emma Sonni nei confronti di 4 soggetti, di cui tre amministratori dell’Ilsap Srl di Lamezia Terme e il direttore dello stabilimento produttivo della società, autori di plurimi reati in materia ambientale.

I militari hanno notificato l’applicazione della misura dell’interdizione dell’esercizio di attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti nei confronti di:

 

  1. MARTENA ROBERTO, classe 62’, di Roma;
  2. DE NINNO GIOVANNI, classe 59’, di Ferrandina (MT),
  3. ANGELASTRI LEONARDO, classe 83’, di Bari;
  4. MARTENA MAURIZIO, classe 65’ di Roma.

Tra gli indagati vi è anche un Amministratore Giudiziario, nominato dal Tribunale di Napoli nell’ambito di un altro sequestro preventivo nei confronti di Ilsap S.r.l. per falsi e truffa ai danni dello stato.

Contemporaneamente è stato sequestrato lo stabilimento produttivo della società ILSAP S.R.L. di Lamezia Terme e dei terreni contaminati, per un valore stimato complessivo di circa 150 milioni di euro, nonché 3.300.000 euro quale profitto del reato.

Con un’articolata indagine condotta congiuntamente dal NOE di Catanzaro, dalla Guardia Costiera di VV e dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme, è stato accertato lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali industriali, gli scarti della lavorazione del biodiesel, in uscita dall’impianto di trattamento dello stabilimento Ilsap S.r.l., risultato completamente inattivo.

Le modalità del fatto, scaltre e fraudolente, prevedevano l’utilizzo di una pompa sommersa e di una pompa mobile, con le quali gli indagati convogliavano i rifiuti industriali provvisoriamente accantonati nelle vasche, tal quali, sul nudo terreno che circonda lo stabilimento, nella condotta fognaria consortile DECA e nei canaloni che confluiscono a mare, nel Golfo di Sant’Eufemia, in questo agevolati dalla mancanza di una mappatura certa delle condotte fognarie nel Comune di Lamezia Terme.

Intervenuti prontamente con sequestri preventivi dell’impianto di trattamento, dei terreni contaminati e del canalone per contravvenzioni ambientali, con l’ausilio di un consulente, Prof. Geologo Giovanni Balestri, è stato dimostrato l’inquinamento delle acque, alla foce del Torrente Turrina, dove si misurava un saggio di tossicità del 90-100%, in  area sottoposta a vincolo paesaggistico, ma anche la contaminazione dei terreni antistanti allo stabilimento industriale intrisi dai reflui industriali, dove si registravano elevate soglie di concentrazione di idrocarburi pesanti, nonché di alluminio, ferro e manganese, infine il nuovo delitto di omessa bonifica.

La contaminazione dei terreni sarebbe iniziata nel 2012, mentre l’inquinamento sarebbe in corso almeno da quattro anni.

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