‘Ndrangheta. La cosca Anello-Fruci in affari con la politica: 75 arresti

Una vasta operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro ha portato all’arresto di 75 persone legate a cosche della ‘ndrangheta tra Italia e Svizzera.

Complessivamente gli indagati sono 158, ai quali sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose.

Tra loro c’è anche Francescantonio Stillitani, di 66 anni, già assessore regionale al Lavoro della Giunta Scopelliti e sindaco di Pizzo. Gli indagati, alcuni dei quali amministratori locali di Comuni del Catanzarese e del Vibonese, avrebbero agevolato la cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci, radicata a Filadelfia e operante tra i territori delle province di Vibo Valentia e Catanzaro. Nel corso dell’operazione, denominata “Imponimento“, sono stati sequestrati beni per 169 milioni di euro.

L’operazione è il frutto di anni di lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra investigativa comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Dda di Catanzaro e reparti della Guardia di finanza e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna.

Stillitani, che ha lasciato la politica nel 2013 per dedicarsi all’attività di imprenditore turistico è accusato anche di scambio elettorale politico mafioso, estorsione, violenza privata e danneggiamento. Candidato con la lista dell’Udc alle regionali del 2005, avrebbe ottenuto dalla cosca la promessa di voti in cambio di 100 euro a voto per un totale di circa 10.000 euro, oltre alla promessa di poter indicare allo stesso Stillitani i nominativi di soggetti da assumere o da mantenere in servizio nelle strutture turistiche di proprietà del politico e imprenditore.

Due imprese riconducibili ad altrettante persone sottoposte a fermo nell’operazione “Imponimento” hanno avuto accesso al “Fondo centrale di garanzia PMI”, misura di sostegno statale per l’accesso agevolato al credito, rivolto sia alle piccole e medie imprese che alle persone fisiche, la cui attività imprenditoriale era stata danneggiata dall’emergenza COVID-19. Una delle due imprese è stata sottoposta a provvedimento di sequestro d’urgenza.

Dalle indagini è anche emerso che 3 fermati avevano ottenuto il reddito di cittadinanza.

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