‘Ndrangheta. Franco Muto condannato a 20 anni di reclusione

La Corte d’Appello di Catanzaro ha condannato Franco Muto, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Cetraro, a 20 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa. Per il “Re del pesce”, è stata disposta inoltre la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di tre anni, la confisca dei beni e dei rapporti finanziari a lui riconducibili.

La sentenza, pronunciata nel pricedimento scaturita dall’operazione “Frontiera” ribalta quella pronunciata il 5 luglio del 2019 dal Tribunale di Paola che dopo diverse ore di Camera di consiglio aveva riconosciuto il dominio del clan di ‘ndrangheta su alcuni business illeciti del territorio ma aveva assolto Muto dal reato di associazione mafiosa. Muto, insieme ad Agostino Bufanio e Pier Matteo Forestiero è stato invece assolto dal reato di intestazione fittizia di beni perché il fatto non sussiste.

Andrea Ricci è stato assolto per non aver commesso il fatto e i giudici hanno deciso di non procedere nei confronti di Angelo Chianello in ordine al reato contestato, per intervenuta prescrizione. Rideterminata la pena inflitta a Pierpaolo Bilotta, in 2 anni di reclusione e multa di 3.300 euro; per Alessandra Magnelli e Simona Maria Russo la pena passa a 3 anni e 9 mesi di reclusione con multa di 1000 euro; Antonio Mandaliti è stato condannato a 14 anni di reclusione ed infine Luigino Valente a 22 anni, 10 mesi e 10 giorni di reclusione.

La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato quanto deciso già in primo grado in merito alle posizioni di Giorgio Ottavio Barbieri e Massimo Longo, assolti dai reati inizialmente loro addebitati. Secondo l’accusa avrebbero fatto parte del clan Muto.

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