‘Ndrangheta. Gioia Tauro: traffico internazionale droga, 17 arresti

È scattata all’alba l’operazione “Joy’s Seaside” che ha portato all’arresto, da parte della Polizia di Stato, a Gioia Tauro, di 17 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale di stupefacenti, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, del tipo cocaina, hashish e cannabis sativa, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento ed estorsione. L’inchiesta, coordinata dalla Dda reggina, ha dimostrato che il “lungomare” di Gioia Tauro ed il “Rione Marina” erano divenute roccaforti” della cosca di ‘ndrangheta De Maio-Brandimarte.

Era lì che gli uomini del clan, approfittando della tacita connivenza di alcuni abitanti, incontravano boss, gregari e personaggi di rilievo di altre cosche come gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola e i Bellocco di Rosarno. Tra le persone finite in manette c’è il boss Pasquale De Maio  mentre due indagati sono irreperibili. Gli agenti della Questura hanno sequestrato ingenti quantitativi di droga, di armi, localizzando piantagioni di cannabis sativa, anche in pieno centro a Gioia Tauro. Diego Trotta, Dirigente Commissariato di Polizia Gioia Tauro

“L’indagine ha oggetto un’organizzazione mafiosa che è dedita al narcotraffico ed è collegata alla ‘ndrangheta. È stato possibile monitorare lo spaccio che avveniva nella marina di Gioia Tauro ed è stato possibile ricostruire l’intensa operatività di questa cosca”. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri nella conferenza stampa sull’ operazione “Joy’s Seaside”. “Quest’indagine, iniziata nel 2017 grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia,- ha sottolineato il procuratore aggiunto Gaetano Paci – ha permesso di radiografare una serie di condotte tipiche dell’organizzazione mafiosa”.

Grazie alle telecamere piazzate dalla polizia, gli inquirenti hanno documentato veri e propri summit finalizzati alla gestione del narcotraffico sul territorio avvenuti all’interno del chiosco di rivendita di bibite ed alimenti della famiglia De Maio, nei pressi del pontile del “Lungomare”. Il narcotraffico era la principale fonte reddituale della cosca che, inoltre, aveva la disponibilità di un quantitativo elevato di armi.

 “Volevo tranquillizzare sia il sindaco che la comunità – ha affermato il questore Bruno Megale – che l’attenzione su quel territorio è presente e costante tutti i giorni”.

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