‘Ndrangheta. Protezione delle cosche per lavori e contro estorsioni: 7 arresti

Avevano ottenuto una posizione dominante nell’esecuzione di lavori edili e forniture di calcestruzzo su Catanzaro e provincia, nonché la protezione da estorsioni di altri gruppi criminali grazie allo stretto legame con esponenti della cosca di ‘ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto e con altre consorterie operanti sulla fascia ionica-catanzarese. E’ quanto emerso dall’inchiesta “Coccodrillo” condotta dalla Guardia di Finanza con il coordinamento della Dda a carico del gruppo imprenditoriale facente capo a Giuseppe Lobello. Sette persone sono state arrestate – una in carcere e sei ai domiciliari – tre hanno ricevuto una misura interdittiva e sono stati sequestrati beni per un valore di 50 milioni di euro. Complessivamente sono 16 gli indagati.

Le investigazioni, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di intercettazioni, hanno evidenziato il legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina e il rapporto con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri.

Questa indagine vede coinvolto il mondo delle imprese che si relazionano in modo diretto con famiglie di ‘ndrangheta come i Mazzagatti di Oppido Mamertina e gli Arena di Isola Capo Rizzuto. Decine di imprese che noi inseguiamo mentre loro mutano pelle nel corso degli anni per non farsi raggiungere sul piano delle misure di prevenzione, sul piano delle interdittive antimafia e poi sul piano penale“. Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha commentato l’operazione “Coccodrillo”. “Ma questa volta – ha aggiunto – la Guardia di finanza è stata più brava e più veloce ed è riuscita a dimostrare come queste imprese, muovendosi con la complicità delle famiglie di ‘ndrangheta abbiano potuto essere dominanti rispetto ad altre imprese per bene, che rispettano le regole dello Stato, pensando così di riuscire a saturare il mercato nel mondo degli appalti sia pubblici che privati. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto dal mio ufficio e dalla Guardia di finanza“.

Il gruppo imprenditoriale – ha detto il procuratore vicario Vincenzo Capomolla – ha scelto la ‘ndrangheta come strategia imprenditoriale. Negli ultimi 15 anni ha posto in essere rapporti con i gruppi criminali catanzaresi e della provincia di Reggio Calabria. Si tratta di rapporti diretti con esponenti apicali delle cosche da parte di Antonio Lobello e suo figlio Giuseppe per assicurarsi gli appalti e la tranquillità sui cantieri“.

Il gruppo ha gestito anche lavori sui macrolotti della statale 106 con forniture monopolistiche del calcestruzzo fornito dall’impresa Lobello e dall’impresa riconducibile al clan Mazzagatti. Per le opere pubbliche e private nel territorio di Catanzaro è stato fondamentale l’apporto dato alla cosca dagli Arena di Isola Capo Rizzuto.

Ogni iniziativa – ha aggiunto Capomolla – passava attraverso il contatto diretto di questi imprenditori con la cosca. Basti pensare che sono stati registrati incontri tra Giuseppe Lobello e Nicolino Grande Aracri, boss della provincia criminale di Cutro, che si è recato nella tavernetta del boss per risolvere anche problemi legati alla quotidianità, come piccoli danneggiamenti. Come si è rivolto alla cosca Arena per comprendere il perché del danneggiamento ad un’autovettura. Il rapporto con le cosche garantiva ai Lobello di avere anche quell’alone sul territorio che rendeva riconoscibile l’imprenditore come colui alle cui spalle si trovavano cosche criminali di notevole importanza e pericolosità“.

Il rapporto dei Lobello con le cosche era così diretto, ha spiegato il colonello Carmine Virno, comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, che era lo stesso Giuseppe Lobello a riscuotere le estorsioni della cosca Arena sui cantieri.

Giuseppe Lobello raccoglieva per la cosca, faceva da collettore – ha detto Virno – allo stesso tempo la cosca ha preso 25 appalti pubblici per mezzo dell’azienda. I Lobello gestivano tutto ma si affidavano anche ai parenti, come i cognati, mettendoli a capo delle aziende“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *