Vibo Valentia. Compravendita di diplomi e altri titoli: arrestato ispettore del Miur

Trema il mondo della scuola con l’operazione denominata “Diacono” condotta dai carabinieri di Vibo Valentia coordinati dalla locale Procura che ha portato a 10 arresti tra le province di Vibo, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli. Sequestrate 19 società operanti nel settore dell’istruzione, per un valore stimato in circa 7 milioni di euro. Tra le persone fermate c’è l’ispettore del Miur, Maurizio Piscitelli, nella cui abitazione in Campania sono stati trovati 160mila euro in contanti.

L’inchiesta ha fatto luce su una presunta compravendita di diplomi e altri titoli scolastici: si stima che dal 2014 ad oggi potrebbero essere stati rilasciati circa 20-30mila attestati con un giro d’affari enorme. Ogni singolo diploma costava 2.000 euro.

Tra le 13 persone indagate c’è anche la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria Maria Rita Calvosa. L’indagine è partita dal ritrovamento, nello scorso luglio, di un arsenale nella sede dell’Accademia Fidia di Vibo gestita dalla famiglia Licata e di 202mila euro in contanti. Trait-d’union tra tutte le persone coinvolte sarebbe la comune appartenenza alla massoneria e in questa direzione le indagini proseguono.

Una indagine molto delicata, nel campo della pubblica istruzione – ha detto il procuratore Camillo Falvo – che ha avuto un prologo nel luglio del 2020 con arresti e con il rinvenimento di un arsenale nell’Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti che sembravano di provenienza illecita”.

“Da quell’episodio – ha aggiunto Falvo – è partita una serie di attività investigative e tecniche e ambientali che ha portato al rinvenimento di un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica, con la vendita di migliaia e migliaia di attestati, diplomi e master che, immessi nel circuito nazionale, hanno condizionato il mercato del lavoro. Se pensiamo ai tanti ragazzi che studiano con tanta fatica e sudore affrontando prove d’esame e redigendo curriculum reali, questa cosa fa molta rabbia”.

“L’entità è dimostrata – ha detto ancora il procuratore – dalle somme trovate stamani: 700mila euro. Tra l’altro, uno degli indagati era arrivato a dire che per fare i soldi non fosse necessario fare ciò che fanno i malandrini perché bastava una risma di carta. E tutti i componenti dell’associazione hanno messo in atto qualsiasi metodo illegale per procedere alla vendita dei diplomi“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *