La ‘Ndrangheta gestiva il Cara di Isola Capo Rizzuto: arrestato anche il parroco

Blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza coordinato dalla Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 68 persone legate alla cosca di ‘ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto. I provvedimenti, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Capo Dott. Nicola Gratteri hanno smantellato la cosca di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, al centro di articolati traffici delittuosi nelle provincie di Catanzaro e Crotone. Dalle investigazioni sono emersi gli interessi della cosca nella gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e nelle attività legate al gioco ed alle scommesse. Sono stati sequestrati beni ed imprese riconducibili agli indagati per 84 milioni di euro. E’ stato documentato come la cosca Arena, attraverso l’operato di Sacco Leonardo – governatore dell’associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia” di Isola di Capo Rizzuto, nonché presidente della Cofraternita Interregionale della Calabria e Basilicata – si sia aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi – in particolare quello di catering – relativi al funzionamento del centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. E’ stato pertanto documentato l’imponente flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca nell’arco temporale 2006 – 2015 per la gestione del CARA di Isola di Capo Rizzuto, pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste e riversati invece, in parte nella c.d. “bacinella” dell’organizzazione per le esigenze di mantenimento degli affiliati, anche detenuti, e in parte reimpiegati per l’acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio. Le ingenti somme da destinare all’organizzazione mafiosa venivano fatte confluire alla cosca sia con ripetuti prelievi in contante dal conto della “Misericordia” e delle società riconducibili agli indagati, sia attraverso erogazione di ingenti somme a fini di prestito, sia ancora attraverso pagamenti di inesistenti forniture, false fatturazioni, acquisto di beni immobili per immotivate finalità aziendali. In tale quadro, una somma consistente veniva distribuita indebitamente al sacerdote, don Edoardo Scordio, parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito/contributo e pagamento di asserite note di debito: solo nel corso dell’anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, ha ricevuto 132 mila euro. In particolare, don Scordio, gestore occulto della Confraternita della Misericordia, è emerso quale organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all’emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione benefica, da lui fondata. Ulteriore introito per la consorteria e’ derivato dalla truffa posta in essere da Sacco Leornado, e dai cugini Poerio Antonio e Fernando che, nel 2013, attraverso il controllo occulto della società Quadrifoglio srl, fatturavano alla Prefettura di Crotone un numero di pasti maggiore rispetto delle prestazioni effettivamente rese, ottenendo un ingiusto profitto di circa 450 mila euro. Il complesso delle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle ha permesso di rilevare che, tra l’altro, l’associazione mafiosa facente capo alla famiglia Arena ha acquisito e mantenuto una “posizione dominante” nel settore imprenditoriale della raccolta delle scommesse on line e su rete fissa, nonché, del noleggio degli apparecchi per il gioco on–line, nella città di Crotone e nel suo hinterland; conseguito profitti e vantaggi ingiusti derivanti da una alterazione degli equilibri concorrenziali che ha determinato la concentrazione della raccolta del gioco on line nelle mani del crimine organizzato; reinvestito in attività imprenditoriali, i capitali derivati dall’attività delittuosa. Una rilevante parte delle indagini ha mostrato l’assillante presenza della cosca Arena oltre che nel crotonese, anche sull’area ionica della provincia di Catanzaro ove, direttamente attraverso i propri affiliati, a mezzo di propri fiduciari, nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o mediante la messa “sotto tutela” di cosche alleate, ha monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull’area mentre cosche satelliti hanno fatto altrettanto nell’area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro.

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