Un gruppo di dirigenti dei Giovani democratici della Federazione di Catanzaro ha annunciato le dimissioni dagli organi rappresentativi del partito. Tra i sottoscrittori del documento ci sono il segretario della Federazione provinciale dei Giovani democratici, Domenico Tallarico; Sara Pettinato, componente della Direzione nazionale dei Gd, e Mariachiara Chiodo, della Direzione regionale. Questo il testo del documento diffuso: “Questa gestione del partito democratico ha portato a un vero e proprio smarrimento dei principi cardine del centrosinistra, quali la ‘partecipazione’ e l”appartenenza’, valori che difficilmente siamo riusciti a ritrovare in questa fase storica”. “Dopo un’attenta analisi e un confronto diretto con tutti i tesserati – si afferma ancora nel documento – veleggia la convinzione che nulla è cambiato fino ad oggi e nulla cambierà effettivamente all’interno del partito. È una scelta dolorosa, ma maturata scrupolosamente e indotta dall’evolversi degli eventi che hanno contraddistinto questi ultimi mesi. La sconfitta nel capoluogo di regione è stato il passaggio emblematico di una storia dal finale annunciato, un epilogo amaro per il quale le responsabilità sono da ricercare in particolar modo nell’organigramma regionale del Partito Democratico. Abbiamo assistito ad una programmazione della campagna elettorale senza precedenti: un direttivo determinato un anno prima delle elezioni e le cui scelte, operate in riferimento alla figura del candidato sindaco e alla costituzione della coalizione elettorale, sono state oggettivamente imposte, senza alcun momento di discussione o di condivisione. Senza parlare della formazione della lista Pd, che il segretario regionale, nonché commissario provinciale e cittadino, ha provveduto ad affrontare solo una settimana prima della scadenza dei termini elettorali, relegando così il Pd ad un misero 5%, con la perdita di oltre tremila voti rispetto a cinque anni fa ed eleggendo un solo consigliere comunale. La sconfitta di Catanzaro, successivamente a quelle di Vibo Valentia, Lamezia, Cosenza e Crotone, ci svela un quadro che vede il Partito Democratico soccombere in quasi tutti i grandi centri calabresi. Un risultato avvilente, figlio di un inesorabile sfilacciamento del tessuto partitico, a discapito delle sane tecniche del confronto e della sintesi tematica e ad evidente beneficio dei posizionamenti individuali e delle strategie mirate a tutelare una gamma di interessi particolari”. “Urge fermarsi – prosegue il documento dei giovani democratici dimissionari – per capire il motivo per cui le proposte avanzate del Pd sono risultate talmente fallimentari e sostanzialmente risalire alle ragioni che hanno spinto tanti tesserati e tanti elettori ad allontanarsi dal partito. Questo partito sembra sempre piu’ indirizzato verso una pericolosissima deriva ideologica, sulla base della quale l’elaborazione delle linee politiche, tanto a livello nazionale quanto nelle rispettive unioni regionali e federali, si manifesta sempre più come atto unilaterale, ad opera di una classe dirigente intenzionata a isolarsi e a isolare i moniti di una base oramai abbandonata a se’ stessa, la cui azione sembra essere sprovvista di margini di incisività sulle dinamiche territoriali. Come Giovani Democratici della Federazione di Catanzaro, con sacrificio e dedizione, abbiamo provato in questi anni a mantenere la discussione politica sempre viva, ad agevolare il dibattito, ma anche a lavorare per proposte concrete in seno alle varie istituzioni. Questa gestione del partito democratico ha portato a un vero e proprio smarrimento dei principi cardine del centrosinistra, quali la ‘partecipazione’e l”appartenenza’, valori che difficilmente siamo riusciti a ritrovare in questa fase storica. I dati dell’ultimo tesseramento sono allarmanti: pur lavorando incessantemente sul territorio ed aprendo nuovi circoli dei GD, soltanto il 2% degli iscritti all’ultima anagrafe ha deciso di aderire anche al Partito Democratico. Speravamo che il nostro partito potesse essere l’alternativa al centrodestra, che incrementasse la propria spinta riformista, lavorando a stretto contatto con tutti i circoli. Ma nulla di ciò c’è stato negli ultimi anni e nulla sembra mutare nemmeno oggi. Basti considerare un tesseramento che è partito ufficialmente il 17 luglio, ma che ad oggi non permette di rilevare alcuna traccia di un giusto ed equo regolamento procedurale. Se questi dovessero essere i presupposti per la prossima campagna congressuale, possiamo affermare che il pericolo che nessuna inversione di rotta possa essere innescata, rispetto al passato, e’ concreto e tangibile”. “Chiediamo un partito – conclude il documento – che salvaguardi la propria identità e la propria storia. Forse saremo sciocchi, o addirittura ingenui, ma crediamo ancora nell’impatto propulsivo di un’Idea e la nostra intenzione è quella di ricostruire un centro sinistra più forte di prima, inclusivo delle esperienze piu’ significative e spendibili che questo Paese può orgogliosamente vantare e valorizzare”.