Civita ha ricordato le vittime del Raganello

NOTA STAMPA A sei mesi dalla tragedia in cui morirono dieci persone, nove escursionisti e una guida, travolte da un’onda di piena del torrente Raganello, la comunità di Civita si è unita in un momento di preghiera e di riflessione. Ieri sera, alle 20, 30, nella chiesa madre del centro italo albanese “Santa Maria Assunta” si è svolta una veglia di preghiera per le vittime della tragedia del 20 agosto scorso. E’ stata una cerimonia che ha visto la partecipazione delle istituzioni e di gran parte della comunità civitese. Una celebrazione che è stata caratterizzata dalle riflessioni di alcuni ragazzi. “Spesso, durante questo anno scolastico, – ha affermato un ragazzo durante il momento delle riflessioni – abbiamo ricordato i tragici fatti che hanno segnato il nostro paese. Ogni volta proviamo grande commozione nel ricordo delle vittime e in noi si mescolano mille emozioni. Il nostro pensiero va alle persone che hanno perso gli affetti, hanno dovuto lasciare le loro case, i loro ricordi”. “La memoria – ha sostenuto una ragazza – è l’esile filo interiore che ci tiene legati al nostro passato: quello personale, quello familiare di ciascuno, come quello della società civile cui apparteniamo o della comunità di fede in cui ci riconosciamo. Certo è difficile e faticoso vivere in modo fecondo questo rapporto intimo con il proprio passato perché – ha sottolineato – corriamo sempre due pericoli di segno opposto: il restare prigionieri del passato o la tentazione di spezzare ogni legame con esso”. “Dimenticare – ha affermato, alla fine, un altro giovane – significa uccidere assieme al loro passato anche il futuro che esso conteneva, significa mortificare il nostro presente privandolo di ogni sbocco futuro, significa nutrirsi di menzogna e negarsi ogni possibilità di giungere alla propria e all’altrui verità”. La veglia di preghiera di ieri sera “si è inserita – ha spiegato il parroco di “Santa Maria Assunta”, padre Remo, – nel contesto liturgico della settimana di preghiera per i defunti che, nel rito greco bizantino, si celebra sempre prima dell’inizio della Quaresima di Pasqua. È doveroso vivere il dolore. Lo viviamo e lo facciamo nostro il dolore dei familiari e offriamo – ha continuato padre Remo – la nostra vicinanza fatta di preghiera. Ci dia forza e consolazione la fede in Dio. La fede e la speranza ci fanno guardare in avanti. Non si può avere altro atteggiamento se non la speranza. Di sicuro – ha evidenziato padre Remo – quanto successo il 20 agosto scorso non potrà e non sarà cancellato dalla memoria della comunità civitese. Le dieci vittime le ricordiamo tutti i giorni. Quanto successo quel giorno è diventato parte della nostra vita. Le dieci vittime fanno parte della nostra comunità della nostra famiglia”. Il sindaco Tocci, a margine della celebrazione, ha sostenuto che “il ricordo deve essere perenne, ma la comunità di Cività ha il dovere di andare avanti”. Civita, 18 febbraio 2019 Ufficio Comunicazione. Comune di Civita

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