Il Tribunale di Venezia ha emesso 33 ordini di custodia cautelare su richiesta della locale Dda eseguiti in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Calabria. Gli arrestati, 26 dei quali finiti in carcere, sono esponenti delle famiglie calabresi Gerace-Albanese-Napoli-Versace, stanziate a Sommacampagna e in altri comuni limitrofi della provincia di Verona, espressione delle ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro Piromalli, Pesce e Molè. L’indagine ha consentito di accertare un radicamento di durata ormai ventennale delle cosche che interagivano con il tessuto imprenditoriale ed economico della provincia di Verona, ai confini con Lombardia ed Emilia-Romagna. Le quattro famiglie, in costante connessione con il “Crimine di Polsi” in Calabria, hanno infiltrato l’economia locale in particolare nei settori dell’edilizia, del movimento terra, dell’impiantistica e cartellonistica, trovando imprenditori complici – ma anche molti costretti con l’intimidazione – per il riciclaggio dei capitali derivanti soprattutto dallo spaccio di stupefacenti. Oltre cento persone sono state raggiunte da avvisi di garanzia e sono stati sequestrati nell’ambito dell’operazione denominata ‘Taurus’ beni per oltre 3 milioni di euro.
Il “capo” individuato dal Ros è Carmine Gerace, figlio di Filippo, esponente storico della ‘ndrangheta di Gioia Tauro, in rapporto con le famiglie Piromalli, Pesce e Molè. A ulteriore dimostrazione del legame con le ‘ndrine d’origine sono stati documentati anche interventi dalla Calabria in Veneto, con il compito di dirimere controversie sorte tra le quattro famiglie. Gli imprenditori che non accettavano di utilizzare le proprie societĂ per fatturazioni false allo scopo di riciclare i capitali sporchi venivano minacciati, altri erano complici. “L’indagine conferma un quadro ormai chiaro non di infiltrazione ma di ormai forte radicamento della criminalitĂ organizzata in Veneto, che passa soprattutto dalla ‘ndrangheta ma che è rappresentato da tutte le organizzazioni”, ha commentato il Procuratore distrettuale Antimafia di Venezia, Bruno Cherchi, ricordando che si tratta della seconda indagine che attesta la ‘ndrangheta in provincia di Verona. “Tutto il Veneto – ha precisato Cherchi – da Est a Ovest ha una presenza articolata e radicata nella struttura sociale. Non è piĂ¹ un grido di allarme ma l’evidenziazione di un sistema che è presente ed è finalmente noto alle cronache giudiziarie”. Per il comandante dei Ros, gen.Pasquale Angelosanto, l’indagine “conferma l’enorme pericolositĂ della ‘ndrangheta, non solo nel controllo del territorio ma anche per il fatto di avere un’enorme liquiditĂ capace di corrompere il tessuto economico e produttivo in cui si insedia”.