COSENZA. PROCESSO BERGAMINI: SORELLA IN AULA “MIO FRATELLO NON SI E’ SUICIDATO”

Mio fratello non si è suicidato“. Donata Bergamini ha deposto come teste nel processo in Corte d’assise a Cosenza a carico di Isabella Internò, imputata di concorso in omicidio volontario per la morte del calciatore del Cosenza Denis Donato Bergamini, avvenuta nel novembre del 1989 lungo la statale 106 ionica, all’altezza di Roseto Capo Spulico.

Il processo è iniziato a distanza di 28 anni dalla morte, inizialmente attribuita a suicidio. L’esame della sorella della vittima proseguirà il prossimo 31 marzo, mentre il controesame della difesa è stato fissato per il 4 aprile.

«Quando fui convocata in Procura, a Castrovillari, il procuratore Abate mi chiese se fossi a conoscenza del motivo per il quale Denis si fosse suicidato. La mia risposta fu netta: ‘mio fratello non si è suicidato – ha detto in udienza».

«È stato doloroso – ha aggiunto parlando con i giornalisti all’uscita dal Tribunale di Cosenza. Devo dire che, oltre al dolore per la perdita di mio fratello, ce n’è un altro altrettanto grande a causa di un magistrato che non ha voluto accertare la verità».

Secondo l’avvocato Fabio Anselmo, difensore di parte civile nel processo per la famiglia Bergamini, «dalla testimonianza di Donata Bergamini è emerso chiaramente che la tesi del suicidio ostinatamente sostenuta dal procuratore Abate a dispetto di tutte le evidenze processuali si sposa con le carenze investigative che sono emerse. Facendo sì che dopo 34 anni siamo ancora qui alla ricerca della verità sulla morte di Donato. Un processo iniziato a distanza di 28 anni dopo difficoltà enormi superate soltanto negli ultimi anni dalla Procura di Castrovillari. Un lavoro sul piano giudiziario nei confronti del quale mi sento di esprimere gratitudine profonda perché ha riscattato le mancanze evidenti di coloro che si occuparono delle prime indagini».

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