INCHIESTA “GLICINE AKERONTE”. SCULCO AI DOMICILIARI, OLIVERIO INDAGATO (VIDEO)

L’ex consigliere regionale della Calabria Enzo Sculco, 73 anni, ex segretario generale della Cisl regionale è tra le 43 persone arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Glicine akeronte” contro la ‘ndrangheta eseguita stamattina con il coordinamento della Dda di Catanzaro.

Nell’inchiesta è indagata anche la figlia di Sculco, Flora, 44 anni, anche lei ex consigliere regionale della Calabria.

Indagato anche l’ex presidente della regione Mario Oliverio, 70 anni, in carica dal 2014 al 2020, accusato di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose; gli ex assessori regionali Nicola Adamo, di 66 anni ed Antonietta Rizzo di 59; l’ex consigliere regionale Seby Romeo, di 48; l’ex dirigente della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, di 64 anni, ex sindaco di Curinga, in provincia di Catanzaro, ed attuale consigliere comunale dello stesso centro; l’ex direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio, Orsola Reillo, di 59 anni; l’attuale sindaco di Rocca di Neto, in provincia di Crotone, Alfonso Dattolo, di 59 anni, anche lui ex consigliere regionale e l’ex presidente del Crotone calcio, Raffaele Vrenna, di 65 anni, imprenditore del settore dei rifiuti.

Sul fronte politico amministrativo, gli inquirenti hanno svolto accertamenti che hanno permesso raccogliere gravi indizi di colpevolezza in merito alla esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in rapporti con la cosca dei “papaniciari”, in grado di condizionare le scelte degli Enti pubblici crotonesi – Comune, Provincia, A.T.E.R.P. e A.S.P. – relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti.

L’attività investigativa riguardante il versante ‘ndranghetistico, avviata nel 2018 si è concentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice, nel crotonese, al cui vertice si pone la famiglia Megna.

In tale quadro é stato individuato come capo Domenico Megna, ritenuto il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone,  compiuto per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione.

L’inchiesta ha condotto a delineare molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio, di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming – attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse gestite tramite prestanome.

Interessi che, secondo le indagini, avrebbero travalicato i confini della Calabria e dell’Italia, giungendo le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”.

Mentre, sul fronte estero, sarebbero state attestati rapporti con un imprenditore austriaco che avrebbe ottenuto, dai membri dell’associazione ‘ndranghetista, la creazione di una rete di produzione per la successiva commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, approfittando della capacità economica del sodalizio di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio da parte della cosca, in condizioni di mercato largamente favorevoli all’imprenditore.

Gli accertamenti avrebbero consentito agli inquirenti, inoltre, di accertare che gli esponenti della cosca, avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbero riusciti a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del POS.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha registrato l’importante contributo del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro del Comando tutela dell’ambiente e della transizione ecologica dei Carabinieri e, per il filone relativo alla criminalità organizzata, da parte delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro.

L’indagine si è sviluppata anche nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune tra la Procura della Repubblica di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda che ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative.

L’accertamento del filone ‘ndranghetistico ha visto l’apporto della Polizia di Stato, in particolare delle Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro, il cui personale ha provveduto alla notifica di informazioni di garanzia nei confronti di indagati a piede libero.

Allo stesso modo, per il versante politico amministrativo, l’indagine ha beneficiato del contributo della Direzione investigativa antimafia, Centro operativo di Catanzaro, il cui personale ha notificato informazioni di garanzia nei confronti di esponenti politici e amministratori pubblici.

Infine si inserisce l’attività del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catanzaro, che ha notificato informazioni di garanzia a carico di diversi indagati, a vario titolo, per i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, altri reati in materia ambientale, turbata libertà del procedimento di scelta del contrante e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, nonché per reati in materia elettorale. Le attività di indagini per cui si procede riguardano la gestione del ciclo di trattamento dei rifiuti nella Regione Calabria.

Le attività investigative, coordinate in ambito internazionale da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con la Polizia Federale Tedesca – BKA e supportate da Interpol- progetto I-CAN, e da Europol.

(foto catanzaroinforma.it)

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