La Corte d’Assise di Locri ha assolto perché incapace di intendere e di volere al momento del fatto, Francesco Spatafora, di 25 anni, reo confesso dell‘omicidio del settantenne Gesufatto Chiné, avvenuto a Bianco, in provincia di Reggio Calabria, nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 2022.
Spadafora la notte del delitto ha svegliato la vittima, gravemente malata e riconosciuta totalmente invalida, e l’ha invitata a seguirlo in un locale disabitato nelle vicinanze, dove l’ha colpita con più coltellate alla giugulare e alla carotide.
Il venticinquenne per compiere il delitto ha utilizzato tre coltelli da cucina con i quali ha provocato numerosi altri tagli al torace, all’addome, alle braccia e ai polsi dell’anziano.
Il consulente tecnico, nominato dalla Corte d’Assise di Locri, ha fornito un’ampia e dettagliata spiegazione del quadro clinico dell’imputato che sarebbe stato affetto da una grave forma di malattia psichiatrica in virtù della quale lo stesso “nel momento in cui ha commesso il fatto-reato” sarebbe stato “totalmente incapace di intendere“.
La perizia tecnica d’ufficio era stata sollecitata dai legali Spadafora, gli avvocati Albina Nucera, Saverio Casile e Gabriele Sabatini, a riscontro della consulenza dei tre periti del pubblico ministero secondo cui Spatafora sarebbe stato capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio.
Al termine del processo, i giudici hanno dato ragione al collegio difensivo del 25enne che è riuscito a dimostrare che il giovane non poteva essere condannato giacché soffriva già da prima di un disturbo della psiche che è stato causa unica del delirio che lo ha spinto a impugnare il coltello e uccidere l’anziano Chiné.
Per difetto di imputabilità, quindi, Spatafora è stato assolto e la Corte d’Assise ha disposto di collocarlo in una Rems, residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza.
