“Quella che è stata dimenticata è la presunzione d’innocenza. Il popolo ha già condannato Isabella Internò. Il problema di questo processo, in cui peraltro non c’è nulla di concreto, è l’eco mediatica“.
Lo ha detto nella sua arringa l’avvocato Rossana Cribari, difensore dell’ex fidanzata del calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini imputata di omicidio volontario nel processo in corso davanti alla Corte d’assise di Cosenza.
La morte di Bergamini, nel novembre 1989, il cui cadavere fu trovato sotto un camion lungo la statale 106 ionica, a Roseto Capo Spulico, fu attribuita in un primo tempo a suicidio.
Le indagini hanno però consentito successivamente di accertare che in realtà sarebbe stato soffocato e poi portato in strada.
“In tutti questi anni – ha aggiunto l’avvocato Cribari – sulla morte di Denis Bergamini si è cercata una verità che non esiste, basata su teorie e suggestioni che non devono entrare in un’aula di giustizia. L’unica autopsia della quale bisogna tenere conto è quella del professore Abato, l’unico, nel 1990, che vide subito il cadavere. Già nel 2012 i periti Bolino e Tessi sostenevano l’impossibilità di eseguire, a distanza di tanti anni, esami immuno-estochimici finalizzati ad accertare la vitalità delle lesioni. Uno choc emorragico: é stata questa la causa della morte di Bergamini. Abato lo ha spiegato durante il processo anche in aula“.
La prossima udienza del processo è fissata per lunedì prossimo, giorno in cui prenderà la parola l’altro legale dell’imputata, l’avvocato Angelo Pugliese.