‘Ndrangheta. Luce su omicidio Bagalà nella faida di Gioia Tauro

A Gioia Tauro, Novara e Parma, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Reggio Calabria a carico di Giuseppe e Alfonso Brandimarte, entrambi già detenuti e di Davide Gentile. Sono ritenuti responsabili dell’omicidio di Francesco Bagalà, avvenuto il 26 dicembre 2012 a Gioia Tauro, con l’aggravante di aver commesso il fatto con metodo mafioso e per consolidare la posizione della cosca di ‘ndrangheta Brandimarte nel panorama della criminalità organizzata della Piana. Il provvedimento è giunto dopo una complessa attività di indagine coordinata dalla Dda reggina che ha consentito di ricostruire la faida del biennio 2011-2012 che ha visto contrapposte le famiglie Priolo-Piromalli da un lato e Brandimarte dall’altro. L’omicidio di Francesco Bagalà sarebbe scatenato come una vendetta per il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, avvenuto a Gioia Tauro il 14 dicembre 2011. In particolare, le indagini, che si sono avvalse dell’analisi dei sistemi di videosorveglianza cittadini e privati collocati nelle vie del centro di Gioia Tauro, del contenuto di intercettazioni telefoniche ed ambientali, confluite anche da altri procedimenti penali in atto all’epoca dei fatti, nonché delle propalazioni rese nel tempo da diversi collaboratori di giustizia, hanno permesso di accertare che nella notte del 26.12.2012, un commando composto da Alfonso Brandimarte e dal nipote Davide Gentile, dopo aver seguito l’autovettura con a bordo BAGALÀ Francesco, l’aveva affiancato esplodendo complessivamente sei colpi d’arma da fuoco cal. 38, due dei quali lo colpivano mortalmente al torace ed al volto. L’omicidio, come è emerso nel corso delle indagini, sarebbe stato premeditato e pianificato da Giuseppe Brandimarte in risposta al tentato omicidio commesso ai suoi danni da Giovanni Priolo, padre di Vincenzo,a sua volta ucciso l’8 luglio 2011 da Vincenzo Perri, quest’ultimo nipote di Michele Brandimarte, e da Francesco Bagalà. Gli arrestati, al termine degli adempimenti di rito, sono stati associati presso le Case Circondariali di Novara, Parma e Palmi e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in attesa dell’interrogatorio di garanzia.