‘NDRANGHETA. LATITANTE PASQUALE BONAVOTA ARRESTATO IN CHIESA A GENOVA

I carabinieri hanno arrestato a Genova il boss della ‘ndrangheta Pasquale Bonavota, 49 anni, inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno.

Era ricercato dal 2019 dopo l’esecuzione dell’operazione Rinascita-Scott che ha portato all’arresto di 334 soggetti ritenuti appartenenti alle strutture di ‘ndrangheta della provincia vibonese.

Le indagini sono state dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal Nicola Gratteri. Bonavota è stato fermato dopo essere entrato nella cattedrale di San Lorenzo di Genova.

I carabinieri del capoluogo ligure, lo hanno seguito per un tratto e poi, una volta dentro la chiesa, lo hanno arrestato. Aveva un documento falso.

Viveva in un appartamento nella zona nord di Genova, Pasquale Bonavota, il latitante arrestato stamani dai carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Vibo Valentia e Genova. La cosca Bonavota, radicata a Sant’Onofrio, nel vibonese, ha strutture ben radicate in Liguria, Piemonte e Lazio.

I carabinieri sono così giunti a Genova dove hanno rintracciato un circuito di utenze telefoniche riservate. Tra queste hanno seguito quella che pensavano dovesse doveva condurre al boss in fuga. L’utenza copriva un’area circoscritta che comprendeva anche la Cattedrale di San Lorenzo. La chiesa è divenuta, dunque, uno degli obbiettivi sorvegliati dai militari. Questa mattina i carabinieri, proprio in questa area, hanno individuato Bonavota, lo hanno seguito per un tratto di strada e lo hanno raggiunto nella cattedrale. Bonavota è stato trovato, da solo, mentre stava pregando.

I carabinieri si sono avvicinati e gli hanno chiesto di seguirlo. Lui ha ammesso di essere Bonavota e li ha seguiti.

Una volta fuori, l’uomo è stato consegnato ad una pattuglia radiomobile e portato in caserma. I carabinieri stanno ora eseguendo una serie di perquisizioni nell’appartamento genovese ma anche in altre zone d’Italia per scovare la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza di Bonavota.

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