Ci sono anche tre calabresi tra le 9 persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Bari che ha smantellato una truffa su falsi titoli di studio.
Si tratta un fratello e una sorella di Condofuri, nel reggino, di 33 e 38 anni e di una 57enne di Locri.
Gli arrestati facevano parte di un’organizzazione che rilasciava titoli di studio e professionali falsi, o comunque senza valore legale in Italia, emessi da enti universitari, istituti scolastici di istruzione superiore paritari e scuole professionali dislocate nelle regioni Lazio, Lombardia, Calabria e Sicilia.
I clienti erano aspiranti insegnanti, laureati e diplomati, che pagavano 8.000 euro ciascuno per conseguire un titolo e accedere a concorsi pubblici nella scuola e diventare, tra l’altro, insegnanti di sostegno. Il giro d’affari prodotto sarebbe pari a quasi 10 milioni di euro.
Complessivamente sono 30 le persone indagate nell’inchiesta chiamata ‘Zero titoli’.
I reati di cui sono accusate, a vario titolo e in concorso tra di loro, sono associazione per delinquere, truffa aggravata, falso materiale, corruzione e autoriciclaggio.
Secondo quanto accertato dalle indagini, i principali indagati avrebbero creato un polo universitario con base operativa a Trani che si sarebbe avvalso di una rete composta da oltre 55 punti dislocati su tutto il territorio nazionale, utilizzata per reclutare i clienti.
Inoltre, sarebbero state costituite società di capitali all’estero (Cipro, Regno Unito e America Latina) solo in apparenza abilitate al rilascio di titoli di studio riconosciuti anche in Italia.
Per pubblicizzare i corsi, venivano usati siti internet, pagine Facebook e profili whatsapp. La società , inoltre, consegnava pergamene, certificazioni e traduzioni giurate contraffatte, certificati di equipollenza falsamente emessi da atenei italiani (in particolare dall’Università Sapienza di Roma).
Le lezioni si sarebbero svolte tramite una piattaforma web appositamente creata, su cui era caricato anche il relativo materiale didattico, di dubbia validità e veridicità . E al termine dei vari corsi sarebbero stati distribuiti i plichi contenenti le pergamene create dall’organizzazione, attestanti il conseguimento del titolo. In alcuni casi la consegna è avvenuta nel corso di eventi appositamente organizzati presso un hotel di Roma.
Nel corso delle investigazioni è stato inoltre riscontrato l’inoltro via pec al ministero dell’Università e della ricerca (Mur) di centinaia di richieste di riconoscimento dei titoli universitari, prive di qualsiasi documentazione a supporto, strumentali all’ottenimento di una ricevuta di protocollo generata in automatico dal sistema informatico del dicastero, da utilizzare illecitamente per ottenere un temporaneo incarico di insegnamento.